La Zingana tra Arno e Sieve

copertina zingaraLa Zingana tra Arno e Sieve. Documentazione di ricerca su un rito teatrale di tradizione contadina

Libro (lingua: italiano)

Di Filippo Marranci

Ed. Comune di Pontassieve e Associazione Culturale La leggera, Rufina (FI) aprile 2013

119 pagine | € 12,00

Dalla quarta di copertina: Con il presente lavoro si rende pubblica la documentazione di una ricerca pluriennale sul rito teatrale di tradizione contadina della Zingara o Zinganetta nella bassa Val di Sieve e nel primo tratto del Valdarno Superiore fiorentino, in Toscana.

“Quindi in Italia entrai,
‘Diedi a Napoli fondo,
E al gran capo del Mondo
Io mi ridussi.

Alfin quà mi condussi
Dove la bella Flora
M’incanta, e m’innamora,
E il cor mi lega.”

Dal capitolo “Le impronte della Zingana tra Arno e Sieve”: La tradizione che qui trattiamo, per come ci è dato conoscerla dalle persone, per lo più anziane, che vivono o hanno vissuto nel territorio oggetto di questa pubblicazione, è una forma di azione teatrale rituale con componimento testuale in rima e schema metrico rigido, e con parti cantate, recitate, suonate e danzate. La sua pratica si limita all’ambiente contadino mezzadrile così come la diffusione, circoscritta alle sole aree rurali senza mai interessare direttamente gli agglomerati urbani di fondovalle. Di carattere rituale perché il periodo di svolgimento è stato da sempre la parte finale del Carnevale di ogni anno, salvo un paio di casi di cui parleremo più avanti (Masseto e S. Piero a Strada), nei quali le ultimissime rappresentazioni prima dell’interruzione definitiva sono avvenute nella stagione estiva. Nelle memorie a noi pervenute dei vari testi integrali o frammentari diffusi localmente, rima e metro corrispondono a quelli del sistema antico comunemente chiamato “zingaresco”, vale a dire con la seguente struttura:

  • prima strofa: 7a 7b 7b 4/5c
  • strofa seguente: 7c 7d 7d 4/5e

e così via per tutto il componimento. “Si tratta cioè di strofe concatenate di tre settenari, i due centrali a rima baciata, più un versetto finale, quaternario o quinario (se inizia per vocale), che rima col primo verso della strofa successiva. L’ultimo settenario e il versetto finale sono gli emistichi di un endecasillabo […]. Uno schema metrico simile al cosiddetto sirventese (7a7a7a4/5b–7b7b7b4/5c), che fin dal secolo XIII e XIV serviva a costruire le profezie, componimenti ritmici di contenuto profetico […]. Lo schema metrico della zingaresca sembra nascere nella seconda metà del Quattrocento come variante del sirventese […]”. Il genere a cui appartiene la “nostra” tradizione è quindi quello delle zingaresche, a cui in realtà possono essere associate varie tipologie tutte rintracciate da Leonardo Piasere, docente di Antropologia culturale all’Università di Verona, ma la forma da noi documentata, come quelle già attestate in Toscana nella Lucchesia e nel Valdarno Superiore, si presenta come: la zingaresca “vera”, prototipica […] cioè quel componimento che riunisce schema ritmico della zingaresca e presenza del personaggio della zingara. Filippo Marranci

 

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